La collanina di ambra

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La crescita dei denti da latte, di cui vi ho parlato qui, è considerato un periodo delicato nella vita di un neonato e una bella prova di resistenza da parte dei genitori. E’ alquanto comune, infatti, notare come il più delle volte siano proprio mamma e papà i più preoccupati riguardo a questa fase evolutiva del loro bebè, che invece sappiamo essere innocua e fisiologica nella maggior parte dei casi. Per alleviare la sofferenza che causa l’eruzione dell’elemento dentale, al giorno d’oggi, si prova praticamente di tutto: non è detto però che questo “tutto” sia frutto del buon senso.

Tra le peggiori soluzioni scelte dai genitori c’è una credenza tanto falsa quanto di moda riguardo all’effetto analgesico delle collanine di ambra: questo articolo vi mostrerà cosa le banche dati scientifiche tristemente riportano. Ma andiamo per ordine: come prima cosa va detto che chi produce e/o vende collanine di ambra sostiene che i neonati le debbano indossare il più a lungo possibile per ottenere gli effetti terapeutici di cui parleremo tra poco; pochi sono coloro che sconsigliano l’utilizzo di questa bigiotteria senza la supervisione dei genitori e/o durante i momenti in cui il bimbo dorme; non sono ancora stati identificati coloro che, invece, dicono esplicitamente che queste collanine siano pericolose, citando i potenziali rischi di strangolamento o aspirazione/soffocamento.

Indossare una collanina di ambra è considerata una terapia di medicina alternativa che si basa sull’effetto analgesico dovuto al rilascio e all’assorbimento dell’acido succinico quando le perline sono riscaldate a contatto con la pelle del bambino. Le collanine in commercio sono di lunghezze differenti, in base alle fascia di età di utilizzo (dai 3 mesi ai 2 anni del bimbo), sono prodotte con estrema cura (infatti tra una perlina e l’altra c’è un nodo, che riduce la possibilità che si stacchino più elementi) e il fermaglio per la chiusura delle estremità si apre e si chiude solo sotto tensione. Tutte queste affermazioni non sono altro che marketing e le revisioni sulle banche dati scientifiche non hanno portato a nessuna prova valida a supporto dell’assorbimento dell’acido succinico e tanto meno della sicurezza di questi dispositivi.

Poiché l’essere mamma non significa essere anche gemmologa, è chiaro che in molti confondono la vera gemma da un’imitazione di plastica e pare alquanto singolare trovare con estrema facilità queste collanine nei negozi di hobbistica a prezzi stracciati, anziché nelle gioiellerie (decisamente meno economiche), no?!

Snoccioliamo i dati, allora. La vendita di questi prodotti in Canada e negli USA è aumentata del 30% a partire dal 2010. L’ospedale parigino Necker ha documentato con un report 30 morti all’anno di bambini per strangolamento da catenine e collanine (Reinberg, 2009); nel 2000 negli USA questo pericolo è stato riconosciuto come la prima causa di decesso infantile. Una pubblicazione dello scorso anno (Cox et al., 2017) ha segnalato il caso di un bimbo canadese di 4 mesi, condotto con apprensione al pronto soccorso dai genitori perché presentava estese macchie emorragiche al collo e al volto (l’articolo mostra una eloquente foto del bambino) dopo che gli era stata fatta indossare durante la notte una collanina d’ambra; i sanitari hanno potuto diagnosticare i segni clinici quali esiti di strangolamento, per fortuna risoltosi senza conseguenze permanenti per il piccolo, ma che ha potuto insegnare molto ai genitori e ha offerto spunto per una discussione, aperta anche alla comunità scientifica, circa i rischi di una tale pratica. In paesi come Australia, Svizzera e USA sono costantemente ribaditi appelli per evitare l’utilizzo di questi cimeli, mentre in Italia già dall’ 800 è cosa risaputa che le collanine d’ambra non hanno alcun riscontro scientifico per la dentizione o i malanni dei bimbi (Spano, 1863); ciò nonostante sono proposte in commercio ancora e tuttora vengono acquistate. Un dato inquietante emerso da uno studio scientifico (Taillefer et al., 2012) è che nel 92% dei casi i commercianti non espongono affatto gli eventuali tragici rischi, ma ne esaltano soltanto le proprietà miracolose. Il dato ancora più allarmante, invece, è che i pochi genitori informati del pericolo hanno comunque concordato l’acquisto e utilizzato il prodotto sul proprio figlio: successivamente lo hanno anche giudicato efficace (74% degli intervistati). Non da ultimo va detto che la superficie delle collanine viene colonizzata da almeno 32 specie batteriche differenti (Machet et al., 2016), che in genere sono innocue ma che in particolari condizioni possono diventare particolarmente pericolose.

Cosa possiamo fare allora per informare le neomamme alle prese con i problemi da dentizione? Sicuramente il buon senso deve farla da padrona; anteporre l’egoismo dello stress dei genitori al rischio di perdere quanto loro hanno di più caro è una cosa da folli. Sarebbe come andare in moto senza casco: la probabilità che capiti un incidente esiste, ma se si spera di essere abbastanza fortunati da non subirlo e viaggiare comunque senza casco, è da incoscienti. Con i bambini, poi, è un attimo: non si fa in tempo a girarsi che ne combinano una. Sembra così improbabile far finire un dito tra collana e collo e tirare fino a soffocarsi? O impigliare la collana durante una fase di gioco? O romperne i nodi e ingerire accidentalmente una perlina? Perché rischiare così tanto?

Tutto il personale sanitario che ruota attorno al paziente pediatrico (medico di base, ostetrica, osteopata, dentista e igienista dentale, ecc) deve sconsigliare in modo categorico l’utilizzo di qualsiasi tipo di collane per motivi etici e professionali, comprese le altrettanto di moda nursing necklace che indossa generalmente chi allatta il bebè per evitare che questo si distragga durante la poppata.  Le perline fatte di silicone, legno o ricoperte di uncinetto sono una esperienza sensoriale a cui ci si può dedicare tranquillamente in un secondo momento: pensate sempre che se un componente accidentalmente si stacca dalla collanina della madre, il bimbo potrebbe comunque rischiare di ingerirlo. Le mamme, per contro, dovrebbero affidarsi di più a professionisti che mettono a disposizione il loro sapere grazie a costanti studi, aggiornamenti e ricerche. I genitori dovrebbero altresì valutare sempre le fonti delle informazioni che ricevono: il parere dell’amica, della nonna o della collega non sono contemplati. Socrate diceva che il peggiore esempio è contagioso: voi non fatevi infettare!

Un doveroso ringraziamento al Prof. Eugenio Ragazzi (prof. associato di Farmacologia, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Padova), che ha contribuito attivamente e con molto entusiasmo alla realizzazione di questo elaborato, nonché alla supervisione finale. Occupandosi da oltre venti anni di tutti gli aspetti inerenti le resine fossili e la loro caratterizzazione paleobotanica e chimica come passione a latere della sua attività istituzionale, il Prof. Ragazzi è attualmente considerato uno dei maggiori esperti di ambra, arrivando anche a caratterizzare insieme a paleontologi e geologi l’ambra triassica delle Dolomiti, che è tra le più antiche mai ritrovate (230 milioni
di anni).

 

Per ulteriori approfondimenti:

Cox C, Petrie N, Hurley KF. (2017) Infant Strangulation from an Amber Teething Necklace. CJEM 19(5):400-403.

Machet P, Lanotte P, Giraudeau B, Leperlier M, Tavernier E, Maruani A. (2016) Amber necklaces: reasons for use and awareness of risk associated with bacterial colonisation. Eur J Dermatol. 26(6):580-585.

Reinberg O. (2009) Colliers «d’ambre»: le danger est toujours présent. Paediatrica 20(2): 75

Giovanni Spano (1863) Bull. Archeologico Sardo, Tip. Timon Cagliari, Vol.9-10, p.141

Taillefer A, Casasoprana A, Cascarigny F, Claudet I. (2012) Port de colliers de dentition chez le nourrisson. Arch Pediatr.  19(10):1058-1064.

Giugno 5, 2018

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